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La birra in pizzeria si coniuga sempre più al plurale. Diventa cioè “le birre”. Sono abbastanza lontani i tempi in cui una sola birra alla spina o due/tre marchi in bottiglia rappresentavano tutto ciò che si poteva ragionevolmente chiedere in pizzeria.
Le specialità birrarie non sono entrate nelle pizzerie con una certa continuità fino all’alba del nuovo secolo. Prima erano privilegio quasi incontrastato del Super Horeca, ossia di pub, stuben e birrerie. In pizzeria le specialità brassicole sono entrate quasi in punta di piedi, di fatto ampliando la gamma delle birre in bottiglia, che al tempo esibivano quasi esclusivamente etichette a bassa fermentazione. All’inizio i fornitori hanno sdoganato birre di frumento, ossia Weizen e Bière Blanche, anche se organoletticamente non il massimo per l’abbinamento birra-pizza. A metà del decennio passato però hanno incominciato a farsi largo in pizzeria anche prodotti alla spina, soprattutto birre ad alta fermentazione. Addirittura qualche gestore illuminato ha incominciato a proporre specialità stagionali (Rulles Estivale in estate, Oktoberfestbier in autunno e Birre di Natale in inverno).
Intendiamoci, i titolari o i gestori di locali che fanno questo tipo di scelte non sono numerosissimi, siamo nell’ordine del 5% al massimo. Eppure questo dato è significativo. Non rappresenta solo casi isolati, gestori di pizzerie appassionati di birra. È una tendenza. Ciò vuol dire che da una parte sta la richiesta del consumatore, dall’altra sta la volontà del gestore nel differenziarsi e nel proporre prodotti sempre più complessi all’olfatto e al gusto.
Tutto ciò nell’ottica di consigliare birre che possano meglio accostarsi alle pizze classiche, speciali o creative. Anche in pizzeria infatti, dopo aver proposto in passato liste di pizze più o meno fantasiose, vi sono sempre più classificazioni in base alla qualità e alla particolarità degli ingredienti che ovviamente si traducono in fasce di prezzo ben differenziate. In questo caso la proporzione rispetto alle pizzerie esperte in birra sale di molto e oggi possiamo dire che almeno il 20% delle pizzerie tradizionali usa questo sistema per posizionare più o meno in alto le varie pizze proposte.
Vi è poi anche una corrente di pensiero che non considera solo le pizze salate ma ha anche implementato la cosiddetta “pizza da dessert” che, oltre a una quantità minore di pasta rispetto alla classica “Margherita” aut similia, sposa il gusto dolce rispetto a quello prevalentemente salato. Anche per queste vi è tutta una congerie di birre che si abbinano egregiamente con la nutella (più di un tipo di stout, soprattutto le sweet stout) o con la frutta che troneggia sul disco di pasta (le birre alla frutta a fermentazione spontanea come ad esempio le kriek, le framboise, le pecheresse, le fraise, le abricot e quant’altro).
Il mercato della birra in pizzeria, è il caso di dirlo, è tuttora in fermento e se quelle avanguardie brassicole che finora hanno fatto la differenza si riveleranno profetiche e di conseguenza propedeutiche a uno sviluppo ancora più significativo della birra all’interno delle pizzerie, vorrà dire che la rivoluzione culturale della birra in Italia non sarà più una chimera ma una bella ma soprattutto profumata e gustosa realtà.
06/05/2014
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