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Le donne nella storia dell’arte bianca
Qual è stata la figura della donna nella storia dell’arte bianca? Lo abbiamo chiesto a Simona Lauri, Presidente dell’Associazione Culturale Food Italian Products nonché di www.fipnews.com
«La figura femminile nel mondo dell’arte bianca, da quando c’è storia, ha rivestito sempre un ruolo fondamentale e nello stesso tempo forse già dagli albori poco considerato. Fin dal V-IV millennio a.C., l’uomo impara a coltivare i campi e non più a raccogliere radici ecc. e pertanto miglio, avena, farro, orzo, erano raccolti e macinati dalle donne per fare polente. Un salto di diversi millenni ci porta in Egitto, dove gli egiziani affinarono queste tecniche. Furono i primi a “scoprire” il pane lievitato (più simile a una pizza bianca/focaccia che all’attuale concetto di pane!) e attribuire alla dea Iside l’insegnamento di quest’arte alle donne (macinare, pestare tra le pietre e impastare la farina) anche se nell’antico Egitto esisteva già il lavoro del fornaio come professione prettamente maschile e i prodotti erano appunto molto molto simili a focacce/pizze bianche».
Mi sta dicendo che le donne già al tempo degli egiziani si occupavano di focacce e pizze?
«Certamente questa è storia non solo, ma i Greci stessi importarono dall’Egitto i cereali (per ovvi motivi di naturale conformazione geografica e fertilità del terreno) e la passione per il pane/focaccia/pizza. Anche in questo caso inizialmente erano le donne a occuparsi di panificazione, ma furono però gli uomini, ad affermarsi nel mestiere di fornaio e a lavorare di notte. Si deve ai Greci l’istituzione dei primi forni pubblici e delle associazioni di panificatori con precise regole di lavoro. I Romani stessi impararono quest’arte dai panettieri greci schiavi impegnati nei forni pubblici. Dalle semplici gallette (prodotti appunto molto simili a focacce salate/pizze bianche non lievitate) perfezionarono la loro arte a tal punto da avere un pane per ogni occasione e pietanza. Utilizzavano l’olio d’oliva sia i greci sia i romani ma non il pomodoro che fu introdotto in Europa solo verso la meta del 1500 a.C. Con la caduta dell’Impero Romano e le invasioni barbariche, i forni pubblici furono rasi al suolo e la panificazione continuò solo in ambito domestico/privato con l’eccezione di quei pochi forni presenti all’interno dei monasteri. La storia del pane e delle focacce o pizze bianche agli albori nacque quindi come unica entità; saranno i millenni successivi a diversificarne sia la tipologia sia i destini».
E le donne?
«E le donne facevano sempre il pane a livello casalingo, ma professionalmente era sempre la figura maschile a emergere. Ci sono scritti di Caio Titinio (II sec. a.C.) dove si sofferma a descrivere le donne nella preparazione del pane. Due secoli dopo, Caio Valerio Flacco, cita la donna come abile ad allevare i figli e confezionare il pane. In più di duemila anni di storia, l’arte di panificare si è tramandata di madre in figlia: impastavano il pane e lo portavano a cuocere nei forni comuni. Diciamo che ogni donna per essere considerata una buona padrona di casa doveva conoscere l’arte della panificazione fin dall’infanzia. Fare il pane era una vera e propria cerimonia, con le sue fasi e i suoi riti. Riti che molte donne anziane di oggi ricordano ancora con immensa gioia, orgoglio e un pizzico di nostalgia rivedendosi bambine insieme alle loro madri, zie, nonne, amiche e paesane».
La pizza quindi come s’inserisce nella storia?
«Come dicevo prima, con molta probabilità l’impasto bianco per la pizza e la lievitazione ci sono stati donati dai popoli mesopotamici e solo dopo in Europa e in Italia.
La pizza tra il ‘700 e ‘800 si afferma come piatto della cucina napoletana, cotta nei forni a legna, venduta sui banchi all’aperto per strada o consegnata a domicilio. Nel 1840 per la prima volta fu usato il pomodoro e nel 1889 nacque la famosa pizza Margherita, e anche qui una donna fu protagonista con suo marito.
Per la pizza in pala e in teglia si dovette aspettare ancora qualche anno perché si diffuse a Roma solamente intorno agli anni ’50. Ma a questo punto possiamo dire che pane, pizza, uomo, donna, non ha nessuna importanza! L’arte bianca è la storia stessa dei popoli».
20/11/2013
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