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Stout la bevanda nazionale dell’Isola Verde

Il mese di marzo è sacro in una delle isole più birrarie che ci siano.irlanda.jpg L’isola è l’Irlanda e la sacralità è garantita dalla festività di San Patrizio, patrono dell’isola, che cade il 17 del mese. Appena quattro giorni prima dell’inizio della primavera. Sarebbe pertanto quasi peccaminoso non dedicare alle Stout la nostra attenzione. Da secoli bevanda nazionale dell’Isola Verde per eccellenza, la Stout è una delle tipologie più scure che esistano nel panorama brassicolo internazionale. Lassù viene infatti comunemente detta ‘Black Stuff’, la roba nera. Una birra scura che può vantare una densissima schiuma color cappuccino, un’intensità olfattiva piuttosto forte basata sui toni caldi del torrefatto e del tostato. È riscontrabile anche un’acidità fruttata di bacche scure e frutti acerbi che la rende di pronta beva. Poco frizzante come lo sono in genere le birre britanniche ha una caratteristica che la distingue: a seconda del marchio ha un corpo diverso, che va dal leggero al medio-leggero al rotondo. Inoltre evidenzia una connotazione amara più accentuata in presenza di un corpo più pieno. Facciamo qualche esempio per chiarire: Guinness ha un tenore alcolico di 4,3 gradi, 44 IBU (unità di amaro) e un corpo decisamente rotondo. Basti pensare che chi l’assaggia per la prima volta non di rado sostiene che si tratta di una birra doppio malto, il che non è vero per nulla. Murphy’s palesa 4,1 gradi alcolici, quasi gli stessi, ma ha 34 IBU e un corpo leggero, risultando assai beverina. Beamish è una via di mezzo fra le due precedenti Stout: 4,2 gradi alcolici con 38 IBU e un corpo più che leggero. Si birra-scura.jpgdeduce che, pur essendo poco alcoliche, le Stout interpretano il corpo della birra in modo personalizzato. In ogni caso il loro equilibrio gustativo è decisamente orientato all’amaro. Per chi ama questo volto del gusto ecco che la ricchezza retrolfattiva risulta assolutamente competitiva nei confronti delle altre tipologie birrarie. Le Stout irlandesi hanno una notevole secchezza: ecco perché sono Session Beers, birre da quantità. Chi le ama non si stancherebbe mai di berne un’altra pinta.
L’abbinamento classico al quale sono dedicate numerose feste birrarie è Ostriche e Stout. Questa tradizione esisteva già nel Settecento a Londra. A quel tempo la Porter, antenata delle Stout, andava per la maggiore e sulle rive e nell’estuario del Tamigi si trovava una quantità industriale di questi molluschi. Si trattava di due prodotti disponibili a prezzi bassi e quindi alla portata di tutti. Anche se economicamente oggi non è più così conveniente questo matrimonio gastronomico è durato fino ad oggi. Da Dublino a Galway, da Cork a Limerick, dal Connemara al Ring of Kerry è tutto un susseguirsi di festival a base di Oysters & Black Stuff. Il loro assertivo amaro smorza la sapidità tutta marina delle ostriche. Il corpo della Guinness inoltre si accompagna molto bene con la carnosità dei bivalvi.
Nel Bel Paese ci sono altri molluschi più a buon mercato delle ostriche e con la stessa sapidità marina, come per esempio le cozze o le vongole veraci. Ci sentiamo di suggerire pertanto di abbinare una Stout a una pizza ai frutti di mare, anche perché non dimentichiamo la bassa frizzantezza del Black Stuff che va ad attutire la vivida acidità del pomodoro.
Infine non è male ricordare che le pizze sono anche dolci e le note di tostato e torrefatto riscontrabili nelle Stout si trovano anche nel cioccolato, che sotto forma di Nutella o altro si sta affacciando nel mondo della pizza.
L’abbinamento tra pizza e Stout è piuttosto inconsueto ma come avete avuto modo di constatare ha una sua logica ben precisa che non fa dell’abitudine (anche se organoletticamente sbagliata) la sua bussola ma si basa su affinità e contrasti che possano esaltare i profumi, i gusti e tutto quanto rientra nel mondo dei sensi.


06/05/2013

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