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Salvatore De Angelis, il segreto di una pizzeria sempre piena

La ricetta per una pizzeria sempre piena? Integrità, passione, qualità e gentilezza

Benvenuto a Salvatore De Angelis, nato a Napoli cinquantadue anni fa e dal 2006 titolare della Pizzeria Salvatore Zombino, un’attività con quasi 200 posti a sedere e nell’aria tanta voglia di far star bene le persone che decidono di mangiare un’ottima pizza a Casoria. La pizzeria è associata all’AVPN e ha vinto il premio “Tre Pennelli D’oro L’Arcimboldo”. Ecco cosa ci ha raccontato Salvatore di sé e del suo amore per il proprio mestiere.

news.jpgSalvatore, sei figlio d’arte? Qualcuno già svolgeva il mestiere di pizzaiolo in famiglia?
«I fratelli di mamma erano pizzaioli, poi hanno incominciato i miei fratelli maggiori e io sin da piccolo ho preso ispirazione da loro. A scuola ci chiedevano: “cosa vuoi fare da grande?” I compagni rispondevano in mille modi, chi voleva fare il carabiniere, chi il commerciante, chi qualcos’altro… io umilmente dicevo: “voglio fare il pizzaiolo”. È un mestiere che mi piaceva tanto osservare da piccolo e poi l’ha fatto».
Zombino è un soprannome, da dove arriva?
«Questo nomignolo me lo diedero quando ho iniziato a lavorare in una catena di pizzeria che andava per la maggiore negli anni ‘80; già ci lavorava uno dei miei zii, chiamato da tutti zombie per il suo viso pallidissimo e le occhiaie. Io che ero il suo giovane nipote divenni allora per tutti il piccolo zombie, uno zombino».

Quali sono tre parole chiave che caratterizzano il tuo lavoro?
«Per prima cosa integrità: occorre essere una brava persona nella vita. Dico sempre ai ragazzi che lavorano in pizzeria con me che la chiave del successo non esiste. Per tanti fattori può accadere che un giovanissimo raggiunge un trionfo incredibile nel proprio settore, mentre altri dotati come lui non ottengono la stessa fortuna nemmeno dopo anni. Ma successo a parte è importante cosa si è come uomini e donne. La seconda cosa che direi è la parola passione, perché senza passione non si arriva da nessuna parte. La terza parola è qualità: bisogna sapere le basi del proprio mestiere e puntare a fare bene, scegliere prodotti buoni. Devo anche aggiungere una quarta parola importante, gentilezza, perché è un altro ingrediente fondamentale per lavorare ed essere riconosciuti dalla clientela. Io posso fare la pizza più buona che ci sia, ma se viene un cliente e io o un cameriere risultano antipatici, scostanti o maleducati, il cliente non torna».

news-2.jpgA chi vorresti dire grazie (oltre alla tua famiglia) per essere diventato un professionista soddisfatto della propria carriera?
«A diverse persone che non ci sono più, fra loro Ernesto Cacialli. Io ho lavorato parecchi anni nella pizzeria Di Matteo, lì c’era Ernesto che poi, tutti ricordano, aprì la sua pizzeria, Il pizzaiolo del Presidente, dopo il famoso passaggio del presidente Clinton. Io in quella pizzeria mi sono consacrato, come un calciatore che gioca in una grossa squadra di Champion».

Che topping vuoi regalare ai nostri lettori di Pizza&core e Ristonews.com?
«Mi piacerebbe pubblicaste la farcitura della pizza che ho dedicato a Carmine Iovine, un professionista così squisito che il nome di una pizza è il minimo per omaggiarlo!»

 

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Articolo tratto da Pizza&core Collection N 122
clicca qui per sfogliare la rivista


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07/03/2025

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