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In Italia, 7 consumatori adulti su 10 preferiscono mangiare la pizza accompagnandola con la birra. Questo dato, ricavato da un’indagine presso un campione di 500 pizzerie, conferma la bontà e le potenzialità del connubio Pizza/Birra, tendenza sempre più in voga nell’ambito del mercato del fuoricasa italiano.
Un abbinamento che garantisce alle aziende birraie fondamentali momenti di consumo, e di conseguenza importanti volumi di vendita.
Un mercato, dunque, ampio e variegato dove il connubio Pizza/Birra è un must consolidato.
Tuttavia la stragrande maggioranza dei consumatori, nella loro esperienza gastronomica e gustativa si ferma solo all’abbinamento più classico, che è dato dalla pizza alla Margherita, con la più classica delle birre: la lager.
Il consumatore, ove non sollecitato e informato, tralascia pertanto di esplorare le tante varietà brassicole presenti sul mercato e al contempo non ha l’opportunità di apprezzarle con le molteplici ricette che, in seguito all’evoluzione delle classiche margherita e marinara, è possibile approntare.
Tali presupposti offrono quindi notevolissime opportunità al connubio Pizza/Birra, sia per consolidarlo maggiormente, sia per “esplorarlo” ed apprezzarlo nelle molteplici esperienze gustative che è capace di offrire, garantendo, in questo modo, nuovi ed entusiasmanti momenti di consumo, oltre che la maggiore diffusione della cultura brassicola, sia presso gli operatori della ristorazione (pizzaioli) che verso i consumatori finali.
Anche nei locali, non propriamente pizza, il valore della birra nei locali italiani resta comunque molto alto. Da un campione di 400 pubblici esercizi, rappresentativo dell’universo dei circa 100.000 bar, ristoranti e pub italiani, una ricerca Format Research conferma l’importanza che la birra ricopre nell’economia di un pubblico esercizio. Per il 77,5% degli esercizi pubblici la vendita di birra incide fino al 20% dei guadagni, ma c’è un 15% che deve alla birra fino al 40% dei guadagni. E per 1 pubblico esercizio su 10 la birra incide per oltre il 40% dei guadagni.
La birra come opportunità allora. Una particolare attenzione deve essere rivolta alle birre speciali che insieme alle artigianali stanno conquistando interessanti spazi di mercato.
Le birre speciali, a prescindere dalla stagione estiva, stanno guadagnando uno spazio sempre più rilevante, in numero di consumatori e in frequenza di acquisto, a fronte di un consumatore di birra più curioso e informato rispetto al passato. Le birre speciali, che nel 2015 hanno segnato una crescita a due cifre sia a volume (4,8%) che a valore (17,3%), ne è la dimostrazione. Le aziende stanno cavalcando questo trend proponendo novità per tutti i gusti.
Le novità e le opportunità che offrono le birre speciali posso anche essere sfruttate dai locali pizza. In molti infatti studiano e propongono particolari ricette pizza con particolari birra. Nuovi connubi, nuove esperienze e quindi un’offerta distintiva che aiuta sicuramente a creare business.
Ad esempio farebbe sicuramente piacere far vivere alle papille gustative dei propri clienti l’emozione di una pizza farcita con fior di latte con un aggiunta di un trito di nocciole e noci, un filo di olio aromatizzato alle noci e poi accompagnare con una birra d’abbazia ad alta fermentazione dal gusto fruttato e leggermente piccante; o per fare un altro esempio una pizza con crema di zucchine saltate con fiori e zafferano fuori forno, una julienne di zucchina a crudo e olio extravergine accompagnata da una “tedesca” a bassa fermentazione leggermente amara, finemente speziata e i suoi sentori di erbe. Sono solo due ricette ma potrebbero essere mille, mille nuove opportuntità che pizze speciali e birre speciali possono offrire. Che aspettate a coglierle?
Curiosità
Il famoso editto della purezza proclamato nel 1516 a Monaco di Baviera con il quale si attestava come doveva essere prodotta la birra, compie 500 anni. 5 secoli portati con disinvoltura, un editto, o se volete un modo di fare la birra molto attuale, perché la qualità del prodotto è qualcosa che travalica i tempi e le ere. La legge allora promulgata aveva due scopi: disciplinare un mercato frammentato e selvaggio, in cui la frode era frequente, ed impedire l’uso del frumento e della segale, al tempo beni strategici, per la birrificazione. La birra infatti veniva prodotta con ogni cereale disponibile ed ogni espediente aromatizzante, per conferirle sapori nuovi, oppure per mascherarne i frequenti difetti. Ecco il passaggio principale del famoso editto: «Soprattutto Noi vogliamo che d’ora in poi in tutte le Nostre Città, nei Nostri Mercati, e nei Contadi non si debbano impiegare ed adoperare per nessuna birra altre sostanze che i soli orzo, luppolo ed acqua. A colui che viola consapevolmente il Nostro decreto e non vi si conforma, ogni volta che ciò accada, venga confiscata implacabilmente dalla sua Corte la botte di birra».
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