È un gran parlare ormai di Intelligenza Artificiale, la nuova incredibile, e per alcuni terribile, dimensione nella quale ci conduce la rivoluzione digitale che ormai invade e pervade tutta la società.
Ma riguarderà anche il mondo della ristorazione?
Purtroppo, o per fortuna, a seconda di come vorremo vederla la risposta è SÌ.
L’IA potrebbe ad esempio inventare ricette, per la pizza suggerire nuove modalità di impasto, con i suoi algoritmi potrebbe pianificare il lavoro in cucina, creando una sequenza di operazioni efficienti per ridurre gli sprechi e ottimizzare i tempi di preparazione. Monitorare in tempo reale la qualità del cibo. Potrebbe poi gestire i rapporti con i clienti: prendere prenotazioni, fornire informazioni sul menu, può aiutare a personalizzare l’esperienza dei clienti, ad esempio suggerendo piatti in base alle loro preferenze, consultando in tempo reale, lo storico di ordini. Ciò può contribuire a migliorare la fedeltà del cliente e a generare ricavi ripetuti.
Sì, potrebbe fare un sacco di cose interessanti, ma il cuore?

E qui casca l’asino potremmo dire noi umani con una punta di soddisfazione.
Il cuore non c’è. E allora non ci può essere ristorazione senza umana relazione. Sentimenti come la passione non sono fatti di BIT, il calore della convivialità non è un algoritmo, quel magico legame che c’è fra chi cucina e chi si nutre, come l’incancellabile ricordo di una madre che allatta un figlio, non è una fredda applicazione.
l’IA potrà dare un contributo notevole al mondo della ristorazione, forse anche soppiantare dei posti di lavoro, ma sono i sentimenti, ancora e per fortuna, la benzina che alimenta questo settore - l’Horeca - la forza propulsiva che lo muove.
Senza sentimenti non c’è sapore, non c’è gusto e in fondo in fondo non ci sono quei piccoli momenti di felicità di cui abbiamo bisogno per dare un senso alla vita.
Felicità, è la parola perfetta per chiudere questo editoriale, una parola che diventa un augurio, di cuore a tutti i lettori di Pizza&core collection per il nuovo anno. Auguri.

Giuseppe ROTOLO

Articolo tratto da Pizza&core collection n 118

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