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C`è un animale in particolare che con le sue corna ritorte viene rappresentato spesso in posa rampante su molte etichette di birra.
Sto parlando del caprone e delle “Bock”, le birre tedesche doppio malto che hanno fatto di questa unione la propria storia.
Queste birre trovano la loro origine nella cittadina di Einbeck in bassa Sassonia, dove i birrai dell’epoca furono i primi, tra il XVI e XVII secolo ad utilizzare il luppolo che rendendo la birra più stabile ne favoriva il trasporto.
Einbeck era infatti parte della “Lega Anseatica” che svolgeva il proprio commercio oltre che in Germania anche in Paesi più lontani come la Danimarca, la Svezia, la Norvegia e la Russia.
Questa birra cominciò più avanti ad essere prodotta anche in Baviera, specialmente nella città di Monaco e nei suoi numerosi monasteri, per i quali divenne un vero e proprio “pasto liquido” durante i periodi di digiuno come la Quaresima.
I bavaresi la chiamavano “Einbock” o più semplicemente “Bock” che nel loro dialetto significa caprone, non troppo distante linguisticamente dal nostro “becco”, appunto il maschio della capra.
Curiosità
Il termine “Bock” nasce dalla storpiatura bavarese della pronuncia del nome della cittadina di Einbeck, in bassa Sassonia.
“-ator”
Come in molti altri casi, anche in questo, il merito dell’origine delle birre Doppelbock è di noi italiani.
Non è difficile comprendere che l’etimologia di “Monaco” di Baviera (München) trae il suo significato appunto da questa figura religiosa, dato che fu meta di diverse comunità ecclesiastiche ed il territorio sul quale si erige venne acquistato da Enrico il Leone nel 1158 proprio da un monaco.
Anche dalla nostra Calabria i frati dell’ordine dei Minimi di San Francesco da Paola in provincia di Cosenza si dirigono verso la Baviera e fondano nella cittadina di Neudeck ob der Au il loro monastero.
Come molte altre comunità monastiche anch’essi producevano birra e per celebrare il Signore brassavano una birra speciale, una versione più forte della bock chiamata “Salvator”.
Va da sé che questa fu altresì l’origine del famoso birrificio Paulaner.
Ancor oggi, per consuetudine, il nome di molte birre di questo stile terminano con il suffisso ”-ator” in onore di Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Curiosità
La rappresentazione del caprone sulle etichette della birra è talmente radicata che fino a pochi anni fa il birrificio Ayinger adornava addirittura il collo delle sue bottiglie di “Celebrator” con un piccolo pendaglio a forma di caprone.
Doppio Malto
Bock e Doppelbock sono considerate birre Doppio Malto ed hanno caratteristiche specifiche per rientrare in questi stili. Per la legge tedesca la densità delle Bock deve essere compresa tra i 16 e i 18 gradi Plato mentre per le Doppelbock essa deve superare i 18° P.
Il grado Plato è la misura della densità del mosto per il quale viene calcolata l’accisa da versare allo Stato. Per questo motivo esiste una tabella che definisce le categorie legali della birra, qui quella italiana:
Birra analcolica Grado Plato 3 - 8
Titolo alcolometrico < 1,2 % vol
Birra leggera o light Grado Plato 5 - 10,5 - Titolo alcolometrico 1,2 -3.5 % vol
Birra Grado Plato > 10.5 - Titolo alcolometrico > 3,5 % vol
Birra speciale Grado Plato > 12.5 - Titolo alcolometrico > 3,5 % vol
Birra doppio malto Grado Plato > 14.5
Titolo alcolometrico > 3,5 % vol
Art.2 Legge 1354/1962
Bassa Fermentazione
Bock e Doppelbock sono birre di bassa fermentazione e attenzione, il termine usato non è sinonimo di bassa gradazione alcolica ed in questo caso queste birre lo dimostrano bene.
Dal chiaro dorato delle Bock allo scuro tonaca di frate delle Doppelbock sono birre da scegliere per il gusto dolce e la loro struttura, per sentori che spaziano tra il cereale e lo speziato dalle note di miele alle più incisive del torrefatto e del tostato.
Acura di Stefano Baladda | UniBirra Varese
Articolo tratto da Pizza&core Collection N 121
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