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Simone Padoan. Trovare un senso a quello che si fa

La resilienza ai tempi del Covid nell’attesa che tutto passi per essere pronti a “saltare” nel futuro: come il mondo pizza affronta la sfida più difficile e si prepara al futuro? Ne parliamo con Simone Padoan.

Ciao Simone, partiamo con la domanda più scottante, lo tzunami Coronavirus che ha di fatto messo in ginocchio, fra gli altri, il mondo della ristorazione e della pizza, un settore che finita la pandemia (speriamo quanto prima), rischia di uscire con le ossa rotte. Come ci si salva, come sta reagendo Simone Padoan in questa tempesta, cosa puoi suggerire ai tuoi colleghi?
«E’ proprio il caso di dire, anno bisesto, anno funesto, certo non ho la sfera magica per predire il futuro, ma quello che posso dire è padoan 2.jpgche mai come in questo momento bisogna tenere la mente lucida, non lasciarsi prendere dal pessimismo del bicchiere mezzo vuoto. Personalmente, anche se il termine di questi tempi è alquanto fuori luogo, mi sforzo di essere positivo, sereno, con la consapevolezza che passerà, cercando di mantenere la lucidità di pensiero per fare le scelte più opportune. Tuttavia la situazione resta molto complicata, vedo tanti colleghi in grande difficoltà, specie quelli che operano nelle grandi città. Ma ora come non mai ci vuole resilienza, importante è tenere accesa la fiammella, anche solo con l’asporto e il delivery, certo non si incassa un granché. Non è solo una questione economica, ma un fatto mentale, lavorare anche con poco è un segno di speranza che in questo momento è fondamentale».


Il fenomeno COVID 19, rischia di essere uno storico sparti acque: nei rapporti sociali, nel lavoro, insomma ci sarà un prima e dopo Coronavirus. Ci sarà, secondo te, un prima e dopo anche nel mondo pizza? In altri termini passata l’emergenza, riaprendo i locali, per loro, sarà tutto come prima?
«Tutto come prima credo di no, almeno me lo auguro, ovvero mi auguro che non si rifacciano gli errori di prima, vedi questa estate, quando con un minimo “via libera” e con libertà riconquistata si sono purtroppo creati i presupposti per la seconda ondata. Ecco questi errori non devono essere commessi, non ce lo possiamo permettere. Torneremo alla normalità di una volta, ma ci vorrà tempo. Nel frattempo studiamo ad analizziamo questo cambiamento che è stato sicuramente accelerato dalla crisi del Covid. Un cambiamento che per quanto rigurda l’offerta ristorativa rappresenterà, a mio avviso, uno spartiacque fra una ristorazione di qualità e, passatemi il termine, il cibo spazzatura. Non vedo vie di mezzo, sempre più la qualità sarà un’unità di misura determinante, e non tutti faranno questa scelta. Ci sarà il divario fra il ristoratore il pizzaiolo che punta a valorizzare con un’offerta adeguata i prodotti migliori con le loro caratteristiche organolettiche e soprattutto la loro storia, e chi invece sarà costretto alla “guerra dei poveri” abbassando ogni livello di offerta e di professionalità per tirare avanti. Ma non andrà molto lontano. Ecco la crisi da Covid ha accelerato questo divario».


pizza padoan.jpgE il cliente invece, il consumatore che è sempre al centro di ogni politica commerciale, a maggior ragione per chi si occupa di ristorazione, avremo un “Nuovo” cliente? Come si approccerà all’esperienza di consumo fuoricasa, di cosa andrà alla ricerca?
«Per rispondere a questa domanda, analizziamo noi stessi, perché noi siamo allo stesso tempo ristoratori e consumatori. E allora dico che avremo consumatori più curiosi, che vorranno trattarsi meglio, sapere, capire di cosa si nutrono e fare scelte sempre consapevoli».

Guardando al futuro (come speranza e come buon auspicio) quali secondo te i tre “comandamenti”, le tre parole chiave che gli operatori della pizza dovranno attuare per affrontare il futuro?
«Posso dare, senza alcuna presunzione, le tre regole che da sempre fanno parte del mio percorso professionale e che sono convinto saranno valide anche nel percorso Post Covid. La prima è “Rigore”, ovvero imporsi delle regole, come dei comandamenti e fare di tutto per osservarle senza cedere mai a compromessi, una sorta di coerenza che i clienti apprezzano, ma non solo loro, direi anche i fornitori, il rigore e la coerenza alla fine ripagano sempre. La seconda regola è la “Disciplina”, un professionista serio non può prescindere prima da un’eduzione e una forza mentale, poi dalla disciplina del lavoro e della professionalità. La terza regola si chiama “Qualita”, qualità a 360°, dal prodotto alla professione al rapporto con i clienti, qualità come unità di misura positiva ricordando che non è importante la semplicità della proposta, ma la qualità della proposta.
In ultimo per concludere trovare sempre un senso a quello che si fa. Nella ricerca del senso, e quindi della ragione, c’è un percorso che ci porta a migliorare. Migliorarci è un qualcosa al quale dobbiamo sempre anelare, anche e soprattutto dopo il Covid».
 
Giuseppe ROTOLO


21/12/2020

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