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La Grappa un piacere slow

grappa2.jpgLa grappa appartiene alla tradizione italiana e la “cultura” del far grappa è codificata dalla legge: infatti, può dirsi grappa solo l’acquavite ricavata dalle vinacce ottenute da uve prodotte e vinificate in Italia, poste direttamente in alambicco e distillate in impianti ubicati nel territorio nazionale (regolamento 1576/89 dell’Unione Europea e decreto italiano 297/97).
Dietro ogni bicchiere c’è una lunga storia e il lavoro di tante distillerie che, pur nell’innovazione di impianti moderni, mantengono una lavorazione accurata che rispetta le fasi tradizionali delle distillerie artigianali d’un tempo.
In Italia il comparto produttivo della grappa (e degli altri distillati) conta all’incirca 135 distillerie e più di 500 imbottigliatori, aziende concentrate nel Nord del Paese, territorio storicamente cuore produttivo di questa acquavite di vinaccia tutta italiana. Negli ultimi anni, però, anche il Centro Sud Italia ha aperto le porte alla grappa ed è sempre crescente il numero di distillerie capaci di distillare grappe di alta qualità.
Quando parliamo di grappa bisogna differenziare i vari tipi in cui si declina: nel corso degli ultimi anni, infatti, si è affermata la segmentazione dell’offerta, con l’obiettivo di soddisfare le richieste di un consumatore dal palato più esigente, desideroso di nuove sensazioni gustative.
Così, alla generica grappa il mercato ha risposto con tante tipologie di grappe monovitigno. Se prima i distillatori offrivano poche etichette corrispondenti ad una ristretta gamma di grappe, oggi le tradizionali grappe plurivitigno sono affiancate da grappe monovitigno, grappe invecchiate, grappe aromatizzate, o grappe plurivitigno ottenute da miscele di vinacce corrispondenti alle composizioni di pregiati e noti vini (es. Grappa di Brunello, Grappa di Chianti ecc.).

grappa-2.jpgI consumatori di grappa
Quanti sono i consumatori di grappa? Gli ultimi dati dicono che gli estimatori di questa acquavite sono il 17% circa della popolazione italiana fra i 17 e i 69 anni. Un numero molto cresciuto rispetto agli anni ’90 quando invece che 8 milioni di consumatori si contavano solo 5 milioni di appassionati. Dal 2000 in poi il mercato della grappa ha visto una crescita molto florida, corrispondente ad una riappropriazione da parte degli italiani del valore di questo prodotto. Se il numero degli abitudinari è sceso, è aumentato il numero di medi consumatori e dei consumatori occasionali, che bevono poche volte all’anno, ma sono attenti alla scelta di ciò che gustano.
Possiamo dire che i consumi di grappa seguono tre tendenze. Il primo trend riguarda la continua crescita su livelli di consumo per lo più moderati dei giovani e dei giovani adulti. Anche le donne sono estimatrici: il secondo trend, infatti, riguarda il gentil sesso; aumentano in modo continuativo le donne che scelgono la grappa ad altre bevande alcoliche o superalcoliche. Il terzo trend riguarda l’allargamento dei consumi al Sud. Negli anni l’immagine della grappa s’è svecchiata, cosicché è diventato un prodotto amato da diverse fasce di consumatori. Non è da sottovalutare la recente filosofia del consumo ragionato e moderato dell’alcol: i giovani italiani trovano nella grappa un alcolico ideale in questo senso, dato che la grappa si sorseggia in piccole dosi a fine pasto.
Per i nuovi consumatori, giovani e donne, la grappa rappresenta un prodotto conviviale, semplice, una bevanda alcolica ritenuta “calda”, diversa dai “freddi” whisky e vodka e gin, o dai troppo “vivaci” rum, tequila e cocktail centro-sudamericani.
La grappa non è solo rivalutata per il suo aroma e la qualità che c’è dietro alla sua lavorazione, ma è apprezzata nel mondo beverage anche per i momenti di consumo ad essa legati: la tavola, il fine pasto, la serata fra amici, è insomma una bevanda raffinata e slow. La grappa è in sintesi un “vissuto”: chi beve grappa ne enfatizza le caratteristiche organolettiche, a partire dal gusto: un sapore pieno e assolutamente particolare, inconfondibile. Dire grappa significa dire, per gli appassionati, benessere, relax, piacere da assaporare lentamente, genuinità.

Come si serve la grappagrappa.jpg
Bere la grappa è un piccolo rito fatto di lentezza, piacere e ricerca delle percezioni odorose prima ancora che gustative. La grappa, quindi, va servita in un certo modo se si vuole gustare al meglio ogni sensazione. Va versata per prima cosa ad una temperatura media, non fredda, ma soprattutto non calda. Per le grappe giovani la temperatura ideale è tra i 9 e i 13° C, mentre per quelle invecchiate (salvo rare eccezioni), la giusta temperatura si aggira intorno ai 17° C. Nel dubbio meglio servirla fresca: infatti l’errore può essere sempre corretto riscaldando il bicchierino nel palmo della mano. A proposito di bicchierino: molti sanno che la grappa va sorseggiata nel tipico tulipano: perfetto è il bicchiere a tulipano di medie dimensioni (100-150 millilitri), panciuto e con la imboccatura non eccessivamente stretta, fatto in cristallo o vetro sonoro. Inadatti sono, invece, i ballon e i bicchieri a palloncino che culminano con un’imboccatura (camino) stretta.


06/05/2014

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