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La birra vince il lockdown

foto 2 copia.jpgLa birra batte il caffè come nuovo simbolo dello stare insieme all’italiana. Lo afferma una ricerca Istituto Piepoli per l’Osservatorio Birra. Per il 48% degli intervistati la birra è la bevanda “socializzante” per eccellenza capace di farci sentire “vicini” anche durante i mesi del lockdown. La bevanda di Gambrinus ha battuto un’istituzione come il caffè, ma anche il vino rosso, lo spumante e il vino bianco. Marino Niola, antropologo della contemporaneità, condirettore MedEatResearch, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli, rivela che da sempre dove c’è birra c’è fermento e dove c’è fermento c’è convivialità... che è la base stessa della civiltà. Come la civiltà Sumera in Asia Minore dove almeno 5000 anni fa si narra sia stata inventata o scoperta la birra, grazie all’intuizione di una donna. Certo che da lì in poi ne ha fatto di strada la birra, raggiungendo la perfezione produttiva presso i popoli celtici nel Nord Europa, una parte del mondo dove ancora oggi la birra, in tutti i suoi innumerevoli stili, è fenomeno sociale, culturale ed anche economico e simbolo assoluto di ospitalità legata a momenti di gioia, di festa, di condivisione. Non a caso gli antichi dei della birra erano anche dei dell’ospitalità. Come Radigost, venerato nell’Europa centrale, tra Germania, Polonia e Repubblica Ceca, il cui nome significa letteralmente “ospite lieto”. Ed era il protettore delle comunità, degli stranieri, dei viaggiatori, dei commercianti. Che, con le parole di oggi, definiremmo fattori di mobilità, di effervescenza, di scambio.
Senza titolo-5.jpgMa anche Gambrinus, celeberrimo dio germanico, oltre che grande bevitore e mastro birraio di Carlo Magno, fu il fondatore del porto di Amburgo, il maggior centro di traffici dell’antico mondo germanico e scandinavo e ancora oggi tra i più animati scali mondiali. Oltre che patria dell’Hamburger Bier, rinomatissima in tutta Europa fra il Cinquecento e il Seicento per la sua eccellenza. Lo stesso dicasi per Aegir, il dio del mare dei Vichinghi e di altri popoli nordici, che era famoso per la sua ospitalità, ma anche per la magia dei suoi boccali, che si riempivano da soli. In altre parole, i suoi ospiti non restavano mai a bocca asciutta.
Insomma, da che mondo è mondo, dove c’è birra c’è fermento e dove c’è fermento c’è convivialità. Che è la base stessa della civiltà. Di fatto, da migliaia di anni questa bevanda è simbolo di armonia e di allegria, di convivenza e di coesistenza. Per 9 italiani su 10 le birre sono adatte per un momento da condividere con gli amici e anche le consumatrici affermano che sono perfette per essere consumate a pasto.
A proposito di socialità, per gli italiani il binomio birra/amici evoca soprattutto l’estate: con gli amici davanti a un barbecue o, più romanticamente, in compagnia al chiaro di luna in terrazza. Nonostante sia molto più bevuta al Nord che al Sud dell’EUROPA la birra con il succo dei cereali è da sempre anche una bevanda mediterranea. E proprio il suo legame con grano, orzo, luppolo ne fa un elemento caratterizzante della Dieta Mediterranea. Un connubio perfetto con la pizza anch’essa sinonimo di armonia, allegria e convivialità.

 

Il focus, fotografato dalla ricerca Istituto Piepoli – Osservatorio Birra, è anche sulle curiosità e nuove tendenze della birra in Italia: chi sono i consumatori, quali le modalità e i riti dei consumi, i luoghi. Maschio, tra i 30 e i 44 anni, residente nelle città del Nord Est, si concede una birra in media una volta a settimana: è l’identikit dell’appassionato di birra in Italia fotografato dalla ricerca Istituto Piepoli – Osservatorio Birra.
Se 1 italiano su 2 lega la birra al classico abbinamento con la pizza, per i giovani la birra è anche adatta per un pasto speciale con qualcuno o per un aperitivo. Mentre per 1 italiano su 3 non serve un’occasione speciale per acquistare una birra.

 

 

A tutta birra: tra i paesi europei il primato assoluto dei consumi totali è detenuto dalla Germania con 85,5 mln di ettolitri, seguita dal Regno Unito (43,7 mln di ettolitri), dalla Spagna (38,6 mln di ettolitri), dalla Polonia (37,9 mln di ettolitri), dalla Francia (21,3 mln di ettolitri), dall’Italia (al sesto posto con 18,9 mln di ettolitri), dalla Repubblica Ceca (15,9 mln di ettolitri) e dalla Romania (15,8 mln di ettolitri). Rispetto ai dati assoluti, guardando al consumo pro capite, l’Italia si attesta al trentesimo posto con 31 litri/pro capite.


07/01/2021

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