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Un sorso che scalda il cuore

I liquori per il fine pasto

liquori.jpgStoricamente quella dell’ammazzacaffè è un’abitudine che non nasce tra il popolo, ma fra gli uomini dell’aristocrazia. I nobili, infatti, alzatisi da tavola dopo cena, usavano bere un cognac o un brandy nel salotto, fumando un sigaro. Il popolo, poi, ha imitato quest’abitudine sorseggiando un amaro dopo il caffè, per eliminare dal palato il sapore della bevanda calda e per “riscaldare”, con l’alcol, tanto lo stomaco quanto l’umore. Ma non è di costumi di signori e signorotti che vogliamo parlarvi in questa sede, bensì del bicchierino di liquore da bere dopo il caffè, un bicchierino che, scopriremo insieme, rappresenta un altro affascinate itinerario fra sapori, profumi e tradizioni territoriali.
C’è liquore e liquore, c’è una varietà grandissima di prodotti che si possono offrire al cliente, seguendo i gusti del momento, o altri criteri, come la tipicità del territorio in cui ci si trova o l’offerta gastronomica specifica del proprio locale.
Ma prima di spaziare fra bicchieri di rosolio, limoncello o amari, definiamo precisamente il termine liquore: si dice liquore una bevanda ottenuta da alcol di origine agricola e oli essenziali (erbe officinali, frutta, scorze di agrumi, ecc). Il composto si può ottenere per distillazione, macerazione (a freddo) o infusione (a caldo) o percolazione dell’alcol con le essenze.

limoncello.jpgIl rosolio, il limoncello e il mirto
Parliamo subito di rosolio. Non fatevi ingannare: c’è anche quello che profuma di rosa, ma le rose, nel suo nome non c’entrano. Questo liquore, già presente nel Sud Italia nel ‘500, veniva detto ros solis; cioè rugiada di sole. Ne esistono diversi, dai profumi e dai colori vari che ricordano una tavolozza di pittore: rose, agrumi, caffè, anice, menta, qualunque gusto si offrisse, nei tempi che furono il rosolio era di buon auspicio per gli ospiti.
Un’altra delizia, dall’intenso e rinfrescante sapore di limone, esaltato dal calore dell’alcol, è il limoncello; se ne contendono la paternità Amalfi, Sorrento e Capri, ma come per ogni prodotto tradizionale la sua origine si perde nei tempi. Ciò che a noi interessa sapere è che chiude gradevolmente il pasto con il sapore tipico dell’agrume, da solo o in abbinamento con frutta o gelato.
Altra perla di gusto è il liquore di mirto, tipico della Sardegna, ottenuto per macerazione alcolica delle bacche di mirto o di un misto di bacche e foglie. Il suo sapore è esaltato se servito freddo.

Il bargnolino e il genepynocino.jpg
Certamente nominare tutti i liquori tipici o comunque diffusi in Italia sarebbe un’impresa difficile in queste pagine e la nostra selezione è limitata, ma fra i tanti liquori davvero non possiamo escludere nella nostra lista il bargnolino, comunemente detto Prunella, prodotto dalla infusione delle bacche di prugnolo selvatico delle zone dell’Appennino tosco-emiliano. La sua alta gradazione alcolica lo rendono amabile a chi ama liquori decisi e intensi. Ha proprietà digestive.
Il Genepì, infine, è ottenuto dai fiori della pianta omonima. Questo liquore, che viene stagionato, è tipico delle zone montagnose. Il suo colore è paglierino e la sua gradazione alcolica varia dai 30 ai 42°. Pur facendo parte dei liquori di erbe non è eccessivamente amaro e risulta facilmente gradevole.


04/10/2012

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